Quest n° 01: Inizio.

Tre esemplari che si dimostrano subito aggressivi nei confronti del gruppo: smisero all'istante di cibarsi di alcuni frutti rosacei caduti da dei cespugli presenti nella radura e iniziarono a grugnire aggressivamente. Uno di questi partì a testa bassa caricando a caso uno dei membri della squadra: Kara era la prima sfortunata prescelta.

Kara riuscì, contro ogni previsione, a neutralizzare l'offensiva della bestia. Questa venne scansata e proseguì infuriata la corsa per qualche metro. Il cinghiale era pronto a voltarsi per attuare la sua vendetta ma Yasha intervenne utilizzando la spada in legno. L'animale accusò il colpo e grugnì ferocemente: tentò subito dopo di colpire con le zanne il samurai. Contemporaneamente gli altri due cinghiali caricarono a testa bassa Kara e Kalin. Il combattimento si stava estendendo a tutto il gruppo; si udì nella radura un forte grugnito proveniente dal sentiero verso cui gli avventurieri erano diretti. Molto differente dal verso dei tre cinghiali: più forte e più spaventoso. Il ruscello, che scorreva nella direzione della radura, si stava tingendo velocemente di rosso. Sangue. Galleggiavano inoltre alcuni frutti rosacei, gli stessi presenti accanto i cespugli.

Kara riuscì a tener testa per la seconda volta ad un attacco nemico. Yasha incassò ma allo stesso tempo sferrò un nuovo colpo con la spada urlando la sua strategia a tutti. Kalin invece schivò l'attacco rivolto verso di lui e tentò di colpire a sua volta l'aggressore: riuscì a saltargli sul collo, l'animale non gioì.

Aben, di fronte ai continui attacchi, si sentì inerme e non all'altezza. Così, contrariamente alle sue intenzioni iniziali, optò per una ritirata strategica, piantando tutti in asso. Elizabeth, vedendolo comportarsi in quel modo, decise di seguirlo per non lasciarlo solo, nonostante lo conoscesse da pochissimo tempo. La ragazza corse dietro Aben a ritroso nel sentiero iniziale, ma nel bel mezzo della palude lo perse di vista a causa di una fitta nebbia improvvisa. Elizabeth rimase alcuni secondi immobile a pensare sul da farsi ma nel mentre il terreno fangoso iniziò a gonfiarsi: qualcosa stava attraversando il sottosuolo a gran velocità. In circolo, intorno la ragazza, avvicinandosi sempre di più.

Quei tre cinghiali, animati da spirito di rivalsa, erano pronti per nuove cariche ma proprio in quel momento Kara attirò la loro attenzione. Ella, forse azzardando una scommessa con la dea bendata, individuò il loro punto debole. Risultò essere semplicemente difesa del territorio, o meglio, difesa delle cibarie; poiché alla vista della ragazzina con i frutti in mano, grugnirono ferocemente caricandola. Non poteva che fuggire ormai. Corse lungo il nuovo sentiero che si snodava oltre la radura, proprio in direzione del suono udito poco prima. C'era di nuovo una foresta ad accoglierla ma questa volta il terreno era sempre più arido e duro e gli alberi non così fitti. La strada costeggiava il ruscello che si ingrandiva metro dopo metro, risalendo verso la sorgente, diventando un fiume di modeste dimensioni.
I tre cinghiali le erano alle calcagna ma la ragazzina superò con velocità il ponte in legno che le si parò davanti, proprio alla fine del sentiero. Le assi crollarono subito dopo il suo passaggio, tagliando fuori gli inseguitori. Legno fradicio e mai curato da anni. Infuriati, quegli strani cinghiali tornarono indietro grugnendo, intimoriti in modo anormale dallo scorrere dell'acqua a pochi passi da loro.
Kara non aveva altre vie: continuò il suo percorso per alcuni metri finché si ritrovò ai piedi di una brulla collinetta. Da dietro un albero notò una nuova forma di vita, proprio in cima al rilievo.

Si muoveva lentamente zoppicando, sembrava ferito, ma allo stesso tempo troneggiava con fare grottesco. La giovane, baciata dalla fortuna poco prima al fiume, si ritrovò a dover combattere contro uno sfortunato caso: proprio fra le gambe della creatura vi era l'accampamento citato da Lydia. Un vecchio tavolo a pezzi, una tenda rossa squarciata in parte distrutta e i resti di un fuoco di accampamento ormai spento da anni.

Yasha e Kalin si ritrovarono soli nella radura; così decisero di seguire il percorso di Kara a passo svelto non appena la ragazzina sparì oltre gli alberi. Occhi puntati avanti e orecchie tese per evitare agguati da parte di quegli animali feroci. Nessuna traccia di pericolo. Arrivarono al passaggio sul fiume senza incontrare anima viva. Il ponte era ormai impraticabile. Non restava che provare a guadarlo oppure proseguire verso nord, costeggiando il fiume fino a raggiungere la probabile sorgente.

Kara, seguendo la propria natura, non riuscì a ignorare il malessere di quella creatura. Così si avvicinò con passo cauto senza nascondersi, probabilmente con l'intento di provare a soccorrerlo. Quel cinghiale mutante si accorse subito della ragazzina: si immobilizzò all'istante, guardingo, non la perse di vista un secondo mentre quella avanzava e lui si allontanava dai resti dell'accampamento. Kara gli era davanti: le differenze di altezza e di stazza era spropositate. Le grandi narici della creatura soffiavano aria calda e puzzolente sul bel viso della giovane. Kara poteva scorgere la ferita sanguinante sul ventre dell'animale: qualcuno o qualcosa l'aveva squarciato poco prima, provocando quel terribile grugnito. Improvvisamente crollò in ginocchio sfinito: non perse conoscenza ma sembrava non avere le forze per restare vigile, quasi non si curava più della presenza della sconosciuta. Il sangue continuava a fluire dal taglio lungo circa cinquanta centimetri.

Nel mentre Yasha e Kalin superarono senza problemi il fiume. Zuppi ma illesi, si ritrovarono sull'altra riva. Proseguirono fino ad arrivare ai piedi della collinetta, ove la Bella e la Bestia si stavano confrontando. Il vecchio accampamento a pochi passi.