PROLOGO - PARTE PRIMA

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    Prologo, 1°.

    Quanto tempo mi rimane da vivere?, chiese l'uomo. I tre profeti indietreggiarono, colpiti dall'enormità della domanda. Ma l'uomo era certo che avrebbero risposto. In fin dei conti, non avevano molta scelta. Aveva firmato un regolare contratto e pagato il prezzo pattuito. Concentrando l'aura negli occhi poteva già vedere l'aura addensarsi intorno alle tre figure incappucciate. Il Pazzo stava già balbettando imprecazioni, prima ancora che il Tessitore confermasse: La domanda è lecita. Iniziamo.

    L'uomo era sicuro, certo. Ma non così sicuro. Aveva studiato i precedenti, e c'erano stati diversi casi in cui domande simili erano state rifiutate. In quel caso almeno il denaro veniva rimborsato. Sarebbe stato peggio ricevere una risposta inutile, come "più di quanto ti aspetti" o "certamente meno di una persona normale". Ma in quel caso, naturalmente, Akira avrebbe ucciso i profeti. E loro lo sapevano. E certo nessuno, guardandolo, lo avrebbe definito una persona normale. Nemmeno lontanamente. Akira non era molto alto, ma comunque aveva una certa presenza.

    Si sedette per terra, senza preoccuparsi troppo di sporcare il cappotto bianco. Si scostò un ciuffo di capelli biondo cenere dalla fronte e osservò con attenzione lo svolgersi del rituale. I tre profeti evitavano il suo sguardo, ma anche questo era da aspettarsi. Akira aveva uno sguardo affilato, anche senza considerare gli occhi color rosso cupo. La barba ben curata non riusciva a nascondere la cicatrice profonda che percorreva la guancia sinistra, dalla mascella all'orecchio. I tre profeti erano stati una sua scoperta: aveva ricevuto un contratto, un anno prima. Avrebbe dovuto ucciderli. Era stato uno dei pochi contratti che aveva bruciato.

    In quel momento, la Meretrice ululò di dolore, e con un tonfo la sua mano sinistra cadde sul pavimento sudicio. Pericoli del mestiere, pensò Akira con un brivido. Più la domanda era sottile e più i tre profeti rischiavano nell'interrogare...qualunque cosa fosse al centro del loro Nen. L'odore di sangue era nauseante, certo, ma familiare. Dopo tanti anni Akira lo trovava quasi piacevole. La Meretrice si cullava il moncherino, tenuto premuto contro lo stomaco per arrestare l'emorragia. Il Pazzo rideva, e con il gyo attivo Akira vedeva filamenti d'aura frammisti al suo respiro e alle gocce di saliva. Il Tessitore finalmente sospirò, poi, esausto, si accasciò a terra, con le mani protese. Guardo negli occhi Akira, e annuì. Si, si, si...!, gracchiò la Meretrice. Akira Zaoldyeck si rialzò immediatemente. E rise.

    Akira Zaoldyeck, il pìu grande sicario del mondo, non sarebbe morto quel giorno. Ora poteva tornare a fare piani per il futuro. E sperare.

    [Scritto da: Oblivioner]



    Edited by [Nessuno] - 23/10/2023, 20:59
     
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